Comunicato: Si allunga la scia di macchinisti prematuramente deceduti
Firenze, 25 gennaio 2021
Continuano purtroppo ad arrivare alla nostra redazione notizie di ulteriori decessi di macchinisti e di capitreno delle Ferrovie: con il nostro triste conteggio siamo giunti, per quanto riguarda i macchinisti, a 99 colleghi scomparsi negli ultimi sei anni.
Come abbiamo già ripetutamente denunciato, precisiamo che si tratta di persone di età media compresa tra i 52 ed i 62 anni, deceduti prevalentemente a causa di tumori o infarti.
A questi si devono aggiungere le centinaia di colleghi del personale mobile che sono divenuti inidonei alla propria mansione a causa di gravi problemi di salute.
Tutto ciò nell’assordante silenzio di tutte le Istituzioni e di tutte le forze politiche, che tuttora non hanno posto un rimedio all’ingiustizia subita in materia di pensioni da macchinisti, capitreno e manovratori, che si sono visti elevare l’età di accesso alla pensione di 9 anni in un sol colpo. L’età di “vecchiaia” per queste categorie è oggi 67 anni, quando ad esempio l’aspettativa di vita media dei macchinisti ferroviari è stata calcolata a 64,5 anni.
Sin dal gennaio 2012 abbiamo cercato di coinvolgere tutte le forze politiche di ogni schieramento, riuscendo solo ad ottenere, dopo anni di convegni, assemblee, presidi e sit-in in Piazza Montecitorio, il blocco dell’aspettativa di vita in quanto lavoratori “gravosi”, poi esteso a tutti i lavoratori, salvo poi veder applicato l’obbligo della finestra anche ai gravosi. Sostanzialmente non è cambiato nulla. Di contro il personale mobile ha dovuto subire un grave peggioramento dell’orario di lavoro e i macchinisti l’introduzione dell’agente solo alla guida dei treni. Questi particolari hanno indubbiamente più che raddoppiato l’esposizione allo stress e alla fatica lavorativa del suddetto personale ferroviario.
Tutto ciò anche “grazie” alle organizzazioni sindacali che hanno firmato i Contratti di lavoro degli ultimi due decenni, le quali se (ogni tanto) parlano di tutela della salute dei lavoratori, nella pratica hanno sancito una normativa di lavoro massacrante che prevede, per il personale mobile dei treni, tra le altre cose, fino a 11 ore di lavoro giornaliero, fino a tre servizi notturni alla settimana e l’agente solo sulla stragrande maggioranza dei treni.
Quanti morti dovremo conteggiare ancora prima che politici, sindacati firmatari e imprese ferroviarie si mettano una mano sulla coscienza?
La Redazione di Ancora In Marcia