Inutili i soccorsi macchinista muore sul marciapiede della stazione
Fossacesia (Chieti), 2 settembre 2019 – Era alla guida di un treno regionale vuoto quando ha subito un malore e si è accasciato sul banco di manovra. Così è morto ieri il nostro collega macchinista Leonardo Martino, di 57 anni, impiegato nel trasporto regionale a Foggia. Sul quel treno era occasionalmente presente il secondo macchinista, perché in viaggio di trasferimento senza pendolari. Il collega ha dato l’allarme, portato il terno fuori dalla galleria e consentito l’intervento del soccorso pubblico nella stazione di Fossacesia. Purtroppo le manovre di rianimazione effettuate col defibrillatore all’arrivo dell’ambulanza si sono rivelate inutili.
La relativa tempestività del soccorso – rivelatasi comunque vana – in questo caso è stata garantita dalla presenza del secondo macchinista mentre la sicurezza del convoglio e della circolazione ferroviaria sarebbe comunque stata garantita dall’intervento del dispositivo a “uomo morto” che avrebbe arrestato il treno appena il macchinista avesse smesso di azionare il relativo ‘pedale’. Questa tragedia, oltre al dolore e allo sgomento dei familiari e di tutti i compagni di lavoro, ripropone all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni competenti il tema della particolare gravosità del nostro lavoro e della preoccupante incidenza di morti premature, molto in anticipo sulla durata della vita media, nonostante i controlli psanitari periodici a cui siamo sottoposti. Evidentemente essi, finalizzati alla sicurezza ferroviaria, risultano del tutto inefficaci in termini di prevenzione e di tutela della salute dei lavoratori. In assenza di studi ufficiali abbiamo rilevato empiricamente – sulla scorta di dati certi – che con alta probabilità l’anomala frequenza di macchinisti che subiscono malori significativi e morti premature, prevalentemente tumori ed eventi cardio circolatori, sia correlata alla tipologia del lavoro ai turni irregolari, ai carichi di lavoro, ai ritmi alterati dei cicli sonno veglia, dell’alimentazione allo stress ecc. A dare maggiore significato a questi dati vi è la circostanza – non ancora adeguatamente indagata – che i macchinisti vengono selezionati all’assunzione e rappresentano quindi un ‘gruppo sano’ al quale non possono essere raffrontate direttamente le statistiche di mortalità riferite all’intera popolazione.
Dopo alcune ore ci è giunta anche la notizia del decesso di un collega di Bologna, di 62 anni e da poco in pensione. Con questi due, il tragico bilancio sale a 77 macchinisti morti dal 2015, di età compresa tra i 53 e i 63 anni, quasi tutti a causa di infarto o tumore. Una incidenza fortemente anomala alla luce delle considerazioni di cui sopra che richiederebbe un serio approfondimento sulle cause di questo fenomeno, se non dall’azienda che ci impiega almeno da parte delle Organizzaioni sindacali che ci rappresentano e degli stessi Organi di Vigilanza deputati alla tutela della salute sui luoghi di lavoro.
Quando verrà posta fine a questa strage ? Quando verranno prese in considerazione nella contrattazione sindacale gli elementi di tutela della salute correlati ai turni aciclici che impongono condizioni di lavoro disumane ? Quando la politica e le istituzioni, dopo tante promesse mai mantenute, ci restituiranno la possibilità di andare in pensione ad un’età ragionevole, che almeno statisticamente preceda il termine della nostra vita media ? Cari colleghi è urgente più che mai riprendere in mano la situazione e smetterla di delegare a chi non merita più alcuna fiducia.