Commemorazione per i 20 anni dal disastro ferroviario di Bolognina di Crevalcore 17 morti, tra cui 5 ferrovieri, e 80 feriti
di Luciano Ciriello
7 gennaio 2005:
Il treno 2255 viaggiava in una maledetta nebbia, sulla linea ferroviaria a binario unico, da Verona P.N. verso Bologna C.le, senza paracaduti di sicurezza. “Un errore umano” e alle 12,53 accadde il disastro. A piena velocità il treno con 200 passeggeri, investì frontalmente il treno merci 59308.
Il contesto: sul Tr. 2255 un solo macchinista alla guida, la cabina di guida col famigerato pedale “a uomo morto”. Niente “ripetizione dei segnali in macchina” e Sistema di Controllo della Marcia del Treno (SCMT), che avrebbero sicuramente evitato il disastro. Per ridurre i tempi, si era passati dall’incrocio con fermata “all’incrocio contemporaneo”. Erano stati aboliti anche i petardi che, per la frequentissima nebbia, si usavano per avvisare di un segnale rosso. Tagli senza misure tecnologiche di “compensazione” per evitare un prevedibile “errore umano”.
Successivamente: il pedale “a uomo morto” fu dichiarato illegale, la linea ferroviaria venne raddoppiata ed attrezzata con Sistema di Controllo della Marcia del Treno (SCMT) e Ripetizione Segnali in macchina. Oggi un treno in quelle condizioni non potrebbe neanche uscire dal deposito.
La logica di adottare le misure di sicurezza solo dopo i disastri è criminale ed è miserevole addossare le colpe su chi resta vittima “dell’errore umano”, che avrebbe commesso.
Dopo la strage di Crevalcore, ve ne sono state altre. Per quella del 2009 a Viareggio, 32 morti e 25 feriti, fra i condannati in via definitiva vi sono alcuni amministratori che erano già stati indagati ed assolti per la strage di Crevalcore (Mauro Moretti e Michele Mario Elia).
Il 7 GENNAIO A CREVALCORE E BOLOGNINA
ci saremo per ricordare le vittime e per riaffermare che le misure per la sicurezza vanno studiate e volute, considerando anche ciò su cui viene scaricata la colpa, “l’errore umano” o la fatalità.