Dal recente comunicato della Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri apprendiamo la bella notizia dell’assoluzione in via definitiva del nostro compagno macchinista Danilo Mascelloni.
Riportiamo integralmente il comunicato sia per l’importanza in sè della notizia sia perchè evidenzia certe dinamiche del nostro lavoro spesso trascurate; ricordiamo che l’accusa aveva chiesto la condanna a OTTO mesi di reclusione e ottocentomila euro di risarcimento a carico di Danilo.Danilo è stato assolto poiché il fatto non costituisce reato e per “l’area di incertezza inidonea a fondare un giudizio di responsabilità”.
Ricordiamo che il fatto risale al 5 dicembre 2016: una donna di nazionalità cinese è morta, investita dal treno mentre, dopo aver inseguito i responsabili del furto della sua borsa, effettuava una telefonata (riscontrata dai tabulati del suo cellulare) presso i binari della linea “Roma Tiburtina -Tivoli”. Il tutto viene ripreso dai video delle telecamere di sicurezza (immagini senza audio). Il treno del nostro collega transita e 8 minuti dopo, in direzione contraria, un altro treno la investe.
Danilo veniva accusato di aver visto la donna, di aver usato il fischio (non registrato dalla “scatola nera”) ma di non aver diramato i segnali di allarme previsti dalla normativa. Il luogo dell’incidente si trova fra due gallerie distanti fra loro 180 metri. È stato accertato l’azionamento della tromba in arrivo nelle stazioni di Tor Sapienza prima e di Palmiro Togliatti poi, distanti fra loro 1,7 km. Il tempo di avvistamento a disposizione di Danilo in quel frangente è di non più di 3,5 secondi. L’addetto di un’azienda contigua al luogo del dramma afferma di aver sentito un “suono” ma il giudice sottolinea come quel suono potesse essere proprio la tromba azionata nella precedente stazione di Tor Sapienza – che dista dal luogo dell’incidente solo 340 metri! Inoltre, scrive il giudice, anche se quel suono non fosse stato quello emesso dalla tromba, si sarebbe potuto trattare del fischio azionato in uscita e in entrata tra le due gallerie, come previsto dal “Regolamento sui segnali”. Impossibile quindi, scrive, dimostrare che fosse in conseguenza dell’avvistamento della ragazza.
Oltre a ciò, le motrici non sono mai state messe sotto sequestro e l’angolo visuale, durante la condotta, potrebbe aver impedito a Danilo di vedere la donna. In ultimo, Danilo poteva, in quei pochi secondi a disposizione, avere lo sguardo rivolto in basso, verso la strumentazione o verso il tablet, per consultare la traccia oraria. Nella sentenza si precisa che l’assoluzione è determinata dalla mancanza di prove “oltre ogni ragionevole dubbio” atte ad accertare “la colpa contestata all’imputato”. Il giudice scrive ripetutamente “area di incertezza”, “area del dubbio”, “oggettivo margine di incertezza” e tale impossibilità a determinare “il contestato elemento soggettivo della colpa” ha portato alla sentenza di cui diamo conto.
Danilo, che ha sempre affermato di non aver visto la donna sui binari, può finalmente tirare un sospiro di sollievo, dopo 6 anni di ansia e preoccupazione: la sentenza non è stata impugnata dalle controparti nei termini di legge, dunque l’assoluzione è definitiva! Gli investimenti causati dai treni, oltre ad essere tragedie per chi li subisce e per i familiari (ai quali va tutta la nostra solidarietà) sono motivo di grande stress per i macchinisti, a conferma di quanto questo lavoro sia usurante.
La Cassa di Solidarietà ha contribuito alle spese legali di Danilo assistito dall’Avv. Pierluigi Gemma, nella parte non coperta dalla tutela legale da CCNL, ovvero alcune spese relative alle perizie del consulente tecnico di parte di Danilo, Ing. Maurizio Orsini, importanti per accertare i fatti. La Cassa ha inoltre cercato di sostenere Danilo anche in termini di vicinanza e supporto. Grande infatti è stata la diffusione tra i colleghi del sostegno nella vicenda.
Un grande grazie va quindi a tutti/e coloro che hanno affiancato Danilo e sostenuto la Cassa.