CAMPI ELETTROMAGNETICI

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LAVORO E SALUTE – MACCHINISTI, CAMPI ELETTROMAGNETICI ED EFFETTI SULLA SALUTE

di Matteo Mariani

29 maggio 2019 – Con questo articolo non ho la pretesa di essere esaustivo sull’argomento in oggetto, non ne sarei nemmeno all’altezza. Il mio intento è quello di fornire alcuni spunti di riflessione, che possano suscitare interesse su queste problematiche, purtroppo molto attuali, e stimolare ulteriori analisi e studi, nonché i necessari interventi a tutela della salute dei lavoratori interessati.

Nella bibliografia (in fondo) potete trovare le fonti da cui ho tratto questo breve scritto, le quali possono già costituire una prima base di approfondimento.

Gli effetti sull’uomo dei campi elettromagnetici

Quando il corpo umano si trova all’interno di un campo elettromagnetico, si verifica un’interazione tra le forze del campo e le cariche e le correnti elettriche che sono presenti nei tessuti dell’organismo umano.

Il risultato di questa interazione è una perturbazione, che può determinare un effetto biologico, di tipo morfologico o funzionale.

La maniera in cui le onde elettromagnetiche influenzano i sistemi biologici dipende in parte dall’intensità del campo ed in parte dalla quantità di energia di ogni fotone.

Si ha un effetto biologico quando l’esposizione alle onde elettromagnetiche provoca delle variazione fisiologiche notevoli; si parla invece di “danno alla salute” vero e proprio quando l’effetto biologico è fuori dall’intervallo in cui l’organismo può normalmente compensarlo, e quindi si ha un peggioramento delle condizioni di salute della persona.

Un po’ di storia: le prime iniziative di ancora In Marcia!

All’inizio degli anni Novanta, mentre da tempo si sentiva parlare della pericolosità dei campi magnetici, alcuni macchinisti avevano iniziato a scriverne degli articoli su ancora In Marcia, ma per affrontare la questione in maniera più appropriata e decisa servivano degli studi scientifici.

C’erano stati alcuni tecnici e ricercatori di Medicina Democratica, tra i quali gli ingegneri De Lorenzo e Fagioli, che erano stati attivisti del Comitato Nazionale Campi Elettro Magnetici ed avevano organizzato lotte di cittadini che vivevano vicino ad elettrodotti dove si erano rilevati elevatissimi tassi di leucemie, soprattutto tra i bambini. Questi studiosi fornirono alla nostra redazione una grande quantità di materiale interessante.

Intanto continuavano ad arrivare ad ancora In Marcia notizie di macchinisti colpiti da malattie correlate ai campi magnetici, come linfomi, leucemie, tumori al cervello, tumori alla mammella (normalmente rarissimi nel maschio).

La rivista portò davanti ai giudici due casi di cancri alla mammella, poi, in un convegno specifico, organizzato presso il DLF di Firenze il 6 aprile 1995, con la partecipazione di oltre 200 lavoratori, fu costituita l’Associazione Esposti Campi Magnetici, per dare assistenza ai lavoratori colpiti da queste malattie.

Il 18 novembre 1995, sempre per iniziativa di ancora In Marcia, fu poi fondata una rivista mensile chiamata “Sani e salvi”, che doveva essere uno strumento specifico per le problematiche inerenti la salute.

Le prime conclusioni raggiunte

Dalle memorie del “nonno” Ezio Gallori, abbiamo appreso che in quei primi anni Novanta crebbe la consapevolezza della pericolosità dei campi magnetici e aumentarono le certezze dei danni alla salute. Nei paesi più all’avanguardia in questa ricerca si incominciarono ad abbattere fabbricati, a deviare strade e soprattutto ad approvare leggi per la salvaguardia della salute dei lavoratori e dei cittadini.

In Italia, invece, c’erano solo alcune leggi regionali e si era in attesa di una legge nazionale che disciplinasse la materia.

I macchinisti erano ormai ben consapevoli dei rischi che correvano nell’espletare le proprie mansioni: mentre la scienza aveva infatti stabilito che l’esposizione prolungata non dovesse superare il limite di 0,2 microtesla, sui locomotori si arrivava anche alla quota di 8 o anche 10 microtesla. Era ormai accertato che i campi magnetici hanno l’effetto di scomporre la cellula, ridurre o bloccare la produzione di melatonina (antitumorale) e innalzare la temperatura del sangue.

Si era inoltre ormai consapevoli del rischio di malattie gravissime, come leucemie, linfomi, tumori al cervello, melanomi e soprattutto il rarissimo tumore della mammella nel maschio; ma anche della possibilità di manifestarsi anche di disturbi “minori”, come disturbi della vista, dell’udito, depressione, mal di testa.

Nelle nazioni dove erano state eseguite ricerche epidemiologiche sui macchinisti (Svezia, Inghilterra, Svizzera) erano state riscontrate mortalità precoci dovute a questi fenomeni. Anche in Russia erano state fatte approfondite ricerche, alle quali aveva partecipato anche uno scienziato italiano, il prof. Villoresi del CNR, e i risultati avevano evidenziato il rapporto causale fra infarto dei macchinisti e campi magnetici.

In Italia invece, dichiarò Gallori, “non si fanno ricerche, né indagini epidemiologiche, ma col solo nostro tam-tam siamo a conoscenza nella nostra categoria di ben 14 casi di leucemia, di molti tumori al cervello, di linfomi e di ben 4 tumori alla mammella nel maschio che come abbiamo detto sono rarissimi e specifici dei campi magnetici.”

I macchinisti erano quindi partiti con alcune cause pilota, ma, per arrivare a dei risultati soddisfacenti, “bisogna ancora lottare, promuovere interesse scientifico e sociale, spingere per nuove leggi che tutelino lavoratori e cittadini da queste onde invisibili che attraversano il nostro corpo.”

Non era invece ritenuto soddisfacente l’atteggiamento delle FS che “coinvolgendo qua e là qualche USL, stanno facendo ricerche sui locomotori, ma a noi pare che queste ricerche siano fatte solo per “tranquillizzare”, come fecero per l’amianto. I dirigenti delle F.S. si sentono protetti dalle attuali leggi che prevedono la possibilità di valori elevati nelle esposizioni brevi e non prevedono alcun limite nelle esposizioni prolungate che a noi interessano.”

L’opuscolo a cura di “Sani e salvi”

Nel Dossier n.4 di “Sani e salvi”, allegato al n.3/1997 di ancora In Marcia, venne riportata la traduzione italiana dell’opuscolo “Cancro e campi magnetici nei luoghi di lavoro”, a cura della confederazione di sindacati svedesi “LO”.

L’opuscolo ricordava la notizia che nel novembre 1992, per la prima volta in Svezia, un tumore al cervello di un lavoratore, un addetto a una stazione di commutazione, è stato classificato come malattia professionale. Questa persona aveva lavorato presso la società SAAB come elettricista per 22 anni, e per la prima volta era stata riconosciuta una connessione tra esposizione ai campi magnetici e tumore. L’argomento era molto sentito, infatti i mass media spesso, nei primi anni Novanta, avevano dato notizia di macchinisti dei treni affetti da tumori cancerogeni e di casi di leucemia tra popolazione che viveva vicino alle linee di trasmissione dell’energia elettrica.

Lo scopo dell’opuscolo era quello di descrivere in breve gli effetti dei campi magnetici, dove si manifestano e cosa si può fare per ridurre i rischi.

Cancro e campi magnetici nei luoghi di lavoro

Nelle nostre case si trovano campi elettrici e magnetici, prodotti da diverse sorgenti come televisione, radiosveglia, rasoio elettrico, forno a microonde, lavatrice, lavastoviglie, frigorifero, ecc. Normalmente siamo ad una certa distanza di sicurezza dall’apparecchiatura in questione, o se ci troviamo a contatto (pensate ad esempio al rasoio elettrico o all’asciugacapelli) la vicinanza è per un tempo limitato. Nei posti di lavoro invece vi sono ambienti che ci sottopongono a livelli di esposizione elevati, e spesso siamo vicino alla sorgente del campo per tutta o buona parte della giornata lavorativa.

Saldare, guidare locomotive elettriche, lavorare sulle linee elettriche e le sottostazioni, nell’industria del ferro e dell’acciaio sono alcuni esempi di ambienti di lavoro in cui i lavoratori sono sottoposti ad elevate esposizioni. Due studi svedesi pubblicati nel 1992 hanno mostrato una relazione tra l’esposizione ai campi magnetici e certi tipi di tumore.

Come si possono ridurre gli effetti dei campi magnetici

La misura più radicale per eliminare gli effetti del campo sarebbe, ovviamente, quella di rimuovere la sorgente del campo magnetico. Innanzitutto, quindi, tutte le apparecchiature elettrica che non sono utilizzate dovrebbero essere spente. Bisogna cercare di essere il più lontano possibile da sorgenti molto forti. Le installazioni fisse che generano alti campi magnetici, come trasformatori e stazioni elettriche, non dovrebbero essere collocate vicino a luoghi presidiati da lavoratori.

Per quanto riguarda invece i luoghi di lavoro di nuova costruzione, gli effetti totali delle apparecchiature dovrebbero essere misurati per evitare esposizioni non necessarie. Occorrerebbe inoltre isolare il posto di lavoro con pareti che siano buoni conduttori di elettricità, come fogli di alluminio saldati insieme. Le linee di campo seguirebbero così la parete e la attraverserebbero, riducendosi di intensità.

Leucemia e linfomi

Nel 2012, presso l’Università degli Studi di Brescia, la dott.ssa Paola Michelozzi, del Dipartimento di epidemiologia del Lazio, ha presentato una ricerca sull’esposizione ai campi elettromagnetici, presentando sia i dati relativi alla popolazione in generale che in particolare quelli relativi a lavoratori occupati in mansioni che sono state riconosciute come a più alta esposizione. La ricerca della dott.ssa Michelozzi fa riferimento allo studio Alfredsson del 1996 sui macchinisti svedesi, nel quale sono stati messi in evidenza rilevanti livelli di incidenza di leucemia, superiori alla media della popolazione ma anche superiori a quelli di altre tipologie di lavoratori anch’essi esposti a campi elettromagnetici.

Anche uno studio condotto su più di 20.000 dipendenti delle Ferrovie svizzere dal 1972 al 2002, pubblicato sulla rivista “Occupational and Environmental Medicine”, afferma che i campi elettromagnetici sono un preoccupante fattore di rischio per i macchinisti. Gli epidemiologi dell’Università di Berna hanno riscontrato un tasso insolitamente alto di leucemie mieloidi e linfomi di Hodgkin, soprattutto tra il personale di macchina. Il numero di incidenza di leucemie è risultato pari a cinque volte quello registrato tra il personale di stazione, mentre il tasso di linfomi di Hodgkin è risultato triplo rispetto a quello dei lavoratori di profili professionali non dell’esercizio. Secondo i ricercatori svizzeri, il rischio per i macchinisti risulta essere così elevato in quanto chi guida il treno lavora immerso in campi magnetici prodotti dalle apparecchiature dei locomotori e l’esposizione è continuativa: tante ore in tutti i giorni, per tutta la carriera lavorativa.

Cancro ed esposizione a campi elettromagnetici in alcune categorie di lavoratori

L’istituto Ramazzini di Bologna ha condotto uno studio sperimentale, i cui risultati sono stati poi pubblicati dalla rivista specializzata “International Journal of Radiation Biology”, (e riportati da diversi quotidiani nel 2016) dai cui risultati pare plausibile che anche nell’uomo ci possa essere una stretta connessione tra il cancro alla mammella e l’esposizione ai campi elettromagnetici. Questo fatto si verificherebbe soprattutto in alcune particolari categorie di lavoratori, come ad esempio i macchinisti delle locomotive elettriche.

L’esperimento è stato condotto su un campione di ratti i quali, sottoposti ad una singola dose di radiazioni ionizzanti gamma e a Cm-50Hz per tutta la loro vita (cioè dal periodo prenatale fino alla morte naturale), hanno sviluppato un notevole incremento dell’incidenza di tre tipi di tumori: il cancro mammario, la leucemia e un raro tumore del cuore, chiamato Schwannoma maligno.

I risultati di questi esperimenti hanno confermato le osservazioni epidemiologiche che erano state effettuate da alcuni studiosi americani negli anni Ottanta e Novanta, inerenti l’aumento significativo del rischio di linfomi e leucemie e tumori della mammella in lavoratori esposti a campi elettromagnetici. Secondo il dott. Morando Soffritti, direttore di questo progetto, si può dedurre che “L’eccesso significativo di un tumore così raro come il cancro mammario nei ratti maschi è molto importante, in quanto potrebbe contribuire a ritenere plausibile anche nell’uomo il legame tra cancro mammario ed esposizione a campi elettromagnetici in alcune categorie di lavoratori (ad esempio i macchinisti di elettrotreni) a tutt’oggi non riconosciuto”.

BIBLIOGRAFIA

 

  • AZIENDA ULSS 9 TREVISO, “CAMPI ELETTROMAGNETICI: gli effetti sulla salute” , in Convegno: LA PROTEZIONE DEI LAVORATORI DAI RISCHI DI ESPOSIZIONE A CAMPI ELETTROMAGNETICI , dott. R. Agnesi (SPISAL ULSS)
  • C. A., “Campi magnetici, più rischi per i macchinisti”, in

    www.corriere.it del 05/07/2007

  • GALLORI E., “40 anni di lotte in ferrovia”, Ancora In Marcia, 1996
  • MARIANI M., “Lavoro a turni e salute”, Ancora In Marcia, 2019
  • MICHELOZZI P., “Esposizione a campi elettromagnetici a bassa ed alta frequenza e rischi per la salute”, in Università degli Studi di Brescia, Seminari di Sanità Pubblica, V Edizione, 2012
  • REDAZIONE BOLOGNATODAY, “Legame tra cancro ed esposizione a campi elettromagnetici in alcune categorie di lavoratori, in www.bolognatoday.it, 9 marzo 2016
  • SANI E SALVI, “Campi magnetici”, allegato al Supplemento n. 3/1997 di Ancora In Marcia

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