La pensione dei macchinisti ferroviari

La pensione dei macchinisti ferroviari

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Lettera aperta

La lettera che segue è stata scritta con l’obiettivo di continuare la lotta contro l’ingiustizia subita in ambito pensionistico da parte dei macchinisti, dei capitreno e dei manovratori delle ferrovie.

Alla cortese attenzione

delle Commissioni Lavoro

di Camera e Senato

15 novembre 2019

INFORMATIVA TECNICA

LE PENSIONI DEI MACCHINISTI FERROVIARI

A cura della redazione di “ancora IN MARCIA!”

DOPO IL DANNO LA BEFFA E POI … ANCORA IL DANNO.

A dicembre 2011 si è consumata la più grande ingiustizia ai danni dei lavoratori italiani. Un record mondiale sulla pelle di macchinisti, capitreno e manovratori delle ferrovie. Infatti, questi hanno subìto l’aumento più consistente dell’età pensionabile, ben nove anni (IL DANNO). Nove anni di lavoro in più per poter giungere alla pensione proprio a quelle categorie che svolgono mansioni inconciliabili con un’età avanzata.

Abbiamo promosso una gran quantità di iniziative in questi sette anni, incontri con politici di tutti gli schieramenti al fine di sensibilizzare la classe politica tanto che oggi nessuno potrà dire che non sapeva, noi con assoluta certezza possiamo dire che sono tutti uguali. Non si tratta di qualunquismo ma semplicemente di esperienza diretta. Tante promesse, sia da chi al momento era al Governo e sia da chi era all’opposizione, ma poi quando si scambiavano i posti, il risultato non cambiava ed era sempre colpa degli altri. Abbiamo allora rivolto le nostre attenzioni alla Giustizia, ma anche su questo fronte l’esito è stato negativo. Questo è successo ai ricorsi promossi da “ancora In Marcia” in tutta Italia. A fronte di una sentenza positiva uscita alla Corte dei Conti di Bari (quasi sicuramente perché riguardava un solo macchinista nel frattempo andato in pensione), purtroppo tutte le altre sono state negative. Poi arrivano i “LAVORI GRAVOSI” che bloccano l’aumento dell’aspettativa di vita a quindici categorie, tra cui viene inserito il personale mobile. Questo ci farà solo perdere le cause in corso. Siamo stati testimoni dell’udienza svolta a Roma sul ricorso di alcuni macchinisti, il giudice ci disse che tutto sommato era in fase di approvazione una norma che mitigava la nostra situazione. Cioè considerava mitigata l’ingiustizia subita dell’aumento di nove anni di lavoro in più a fronte di uno sconticino di cinque mesi! Così abbiamo perso due ricorsi nel Lazio, ma anche altri in Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli con relativi appelli, oltretutto negli appelli i giudici stanno condannando i lavoratori al pagamento delle spese (LA BEFFA). Nel frattempo arriva il Governo del cambiamento, Movimento Cinque Stelle e Lega Nord, i gialloverdi. Le lunghe collaborazioni avute con entrambi i partiti di Governo ci fanno ben sperare. Movimento e Lega erano all’opposizione quando noi manifestavamo in Piazza Montecitorio a Roma, scendevano sempre in mezzo a noi per urlare la loro vicinanza e volontà di sanare quella che definivano “una grave e pericolosa ingiustizia”. Alcuni a noi molto vicini, con i quali ci scambiavamo telefonate quasi giornaliere, ora Sottosegretari o Viceministri, non ci rispondono più. Ora sono al timone e la rotta è segnata. Se si muovono fanno altri danni, come quando il precedente governo gialloverde riesce a fare peggio di Gentiloni. Nei Decreti Attuativi di quota cento s’inserisce una finestra obbligatoria di tre mesi (sei per gli statali)

ma si dimentica di escludere i lavoratori cosiddetti gravosi. Morale della favola: le quindici categorie (tra cui noi) che avevano avuto bloccato lo scatto dell’aumento dei cinque mesi di aspettativa di vita si vedono applicata la finestra di tre mesi. Cioè come il gioco dell’oca, ritorna indietro senza passare dal via! Cioè, per esempio, dal primo gennaio 2019 un macchinista può andare in pensione di anzianità con 42 anni e 10 mesi di contributi perché essendo lavoratore gravoso è esentato dall’aumento dei cinque mesi per l’aspettativa di vita ma deve aspettare la finestra di tre mesi! Quindi di nuovo IL DANNO.

Vogliamo anche far sapere a tutti, numeri alla mano, che i nostri 77 macchinisti morti negli ultimi cinque anni dimostrano in modo inoppugnabile che la nostra aspettativa di vita (64,5 anni) non solo non è aumentata ma si è addirittura ridotta e continua a farlo in maniera preoccupante. Dal canto loro anche le Aziende di trasporto subiscono danni da tale situazione: si trovano personale “vecchio”, che viene scartato alle periodiche visite di verifica dell’idoneità e va ad ingrassare le fila del personale inidoneo da riciclare in mansioni ormai sature per cui sono costrette ad aprire “fondi” di esodo, ricambio generazionale ecc. Abbiamo voluto riassumere per sommi capi quanto accaduto ad una delicata categoria di lavoratori che ha dovuto subire uno “scalone” di NOVE ANNI. Gli UNICI in Italia … ma anche nel resto del mondo.

Pertanto se realmente, come affermato dall’attuale Ministro del Lavoro, si vuole rimettere mano alla Legge Fornero creando anche una commissione sui “lavori gravosi”, ci aspettiamo di essere convocati, unicamente in qualità di esperti in materia, perché facciamo quei lavori, ne conosciamo la normativa e i vincoli fisici, ma soprattutto abbiamo seguito questa vicenda dal primo gennaio 2012.

Avremo modo di illustrarvi, finalmente, proposte concrete, semplici ed economiche per sanare questo obbrobrio.

La commissione pensioni di “Ancora in Marcia”

Rivista Ancora In Marcia

www.inmarcia.org

tel. 05411575946

e-mail: redazione@inmarcia.org

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