Da un articolo sulla condizione dei turnisti svizzeri alcuni spunti di riflessione per la normativa di lavoro di noi macchinisti.
Sonno, stanchezza, salute e lavoro: quale correlazione c’è tra questi elementi e quale dovrebbe essere il corretto approccio del datore di lavoro?
La Rivista svizzera della Commissione federale di coordinamento per la sicurezza sul lavoro (CFSL, www.prevenzione-in-ufficio.ch) ha affrontato questo argomento con un articolo di qualche anno fa (25 ottobre 2019) di Reto Etterli, psicologo del lavoro, dal titolo “Stanchezza: un rischio sottovalutato per la sicurezza, la salute e l’economia.”
Il primo dato riportato è che “un adulto su tre in Svizzera soffre di disturbi del sonno.” Inoltre “gli infortuni e le assenze per malattia sono più frequenti per i collaboratori con deficit di sonno e anche il loro rendimento è inferiore. Chi lavora di notte o a turni è particolarmente svantaggiato.”
L’articolista cita una ricerca scientifica del 2015 dalla quale è emerso che “per le persone che dormono male o poco, il rischio di infortunio sul lavoro e nel tempo libero è quasi due volte superiore al normale. Basti pensare che un infortunio professionale su cinque è dovuto a disturbi del sonno e si presume che la percentuale sia analoga per gli infortuni nel tempo libero.”
Viene inoltre evidenziata un’analogia tra il dormire poco e l’essere sotto l’effetto di sostanza alcoliche, al punto che “La carenza di sonno … altera il nostro comportamento nelle situazioni di rischio al pari dell’alcol.”
A questo punto viene naturale fare un collegamento con le norme del lavoro dei macchinisti italiani, che prevedono controlli periodici a sorpresa per verificare l’eventuale uso di alcool: perché non vengono effettuati controllo anche per vedere se c’è carenza di sonno, visto che, dati alla mano, gli effetti sono analoghi?
Dormire poco non ha solo conseguenze sul come si lavora, ma a lungo termine anche sulla salute del lavoratore, in quanto “I disturbi cronici del sonno riducono l’aspettativa di vita”.
Ma quale è l’approccio delle imprese al problema? Etterli osserva che “Tutti i datori di lavoro vorrebbero avere collaboratori attenti alla sicurezza, sani ed efficienti. Questo comporta, tra l’altro, che siano riposati. Conviene quindi investire nella loro salute, sensibilizzarli a una corretta igiene del sonno e creare condizioni di lavoro che non causino notti insonni.”
L’articolo cita quindi l’esempio di alcune imprese “virtuose” che “hanno capito l’importanza di collaboratori riposati”, anche multinazionali, e mettono in atto iniziative conseguenti.
Sarebbe una cosa buona se anche le imprese ferroviarie seguissero questi esempi positivi, anzi la condizione ottimale sarebbe che il ministero dei trasporti italiano e l’ANSFISA, al fine di garantire che la circolazione dei treni avvenga in sicurezza, intervenissero anche su queste tematiche. Sarebbe quindi opportuno istituire l’obbligatorietà, da parte di tutte le imprese ferroviarie operanti nel nostro Paese, di monitorare periodicamente lo stato di stanchezza ed eventuale carenza di sonno dei propri dipendenti impegnati in mansioni connesse con la sicurezza dell’esercizio.



