Lettera al Fatto Quotidiano

Lettera al Fatto Quotidiano

Condividi su:

Il 15 febbraio scorso sul sito de “Il Fatto Quotidiano” è apparso un interessante articolo che affrontava tematiche di scottante attualità: il superlavoro, le sue ricadute e le conseguenti responsabilità.
L’articolo riportava i dati, allarmanti, dei tantissimi lavoratori deceduti o che hanno avuto infortuni a seguito di periodi di prestazioni lavorative eccessivamente lunghe o a seguito della mancanza di pause e riposi adeguati.
Su chi ricadono le responsabilità di questi fatto gravi? Secondo i dettami costituzionali, spiegano gli autori, la responsabilità è del datore di lavoro, anche nel caso dei lavoratori che fanno tanti straordinari su base volontaria.
Abbiamo quindi deciso di scrivere al Fatto, per complimentarci per la trattazione dettagliata e molto articolata dell’argomento e anche per segnalare al giornale che molte delle situazioni descritte trovano riscontro nelle imprese ferroviarie, che gravano spesso il personale dei treni di superlavoro. Ci riferiamo ovviamente al tantissimo lavoro straordinario, ma anche alla pesantezza dei turni “normali” di macchinisti e capitreno, a causa delle norme sull’orario di lavoro previste dal contratto in vigore.

Spettabile Redazione,
abbiamo molto apprezzato l’articolo “I dati sul super-lavoro sono allarmanti: dei danni risponde il capo anche se la scelta è spontanea” di Annalisa Rosiello e Domenico Tambasco, pubblicato sul vostro sito il 15 febbraio, in quanto molti dei suoi contenuti descrivono problematiche sussistenti anche nel nostro settore, quello del trasporto ferroviario.

Nelle imprese ferroviarie italiane è purtroppo diffuso il “super-lavoro, ovvero … esposizione a ritmi stressanti e a ore di lavoro esorbitanti”, con “una prestazione che ecceda la normale tollerabilità, ovverosia svolta secondo orari o turni di lavoro eccessivamente pesanti o senza la fruizione delle pause e dei previsti riposi giornalieri/settimanali/annuali o comunque in condizioni di particolare gravosità”.

Questa situazione si verifica in entrambe le modalità evidenziate da Rosiello e Tambasco, cioè in alcuni casi ci troviamo di fronte a “volontari” che accettano di lavorare anche per 13 ore al giorno, tutti i giorni; in altri si tratta di lavoratori cui vengono fatte notevoli pressioni per fare di più e loro si trovano in difficoltà nel rifiutarsi; è il caso ad esempio di molti nuovi assunti che non hanno ancora raggiunto la stabilità contrattuale.

Abbiamo poi tantissimi macchinisti e capitreno che si trovano spesso ad effettuare “una prestazione che ecceda la normale tollerabilità”, nonostante questa sia formalmente in regola con le attuali, a nostro avviso eccessivamente gravose, norme contrattuali.

Per farvi alcuni esempi vi possiamo citare il caso del personale dei treni del trasporto regionale di Trenitalia Liguria ai quali, come risulta da un esposto presentato dal sindacato CAT, è stata negata la possibilità di usufruire anche di un solo giorno di ferie per sette mesi consecutivi, con la motivazione della carenza di organico.

Oppure il caso dei macchinisti di Mercitalia Rail, per i quali il contratto prevede, tra le altre cose, una prestazione giornaliera lunga fino a 11 ore e, anche in caso di servizi più corti, l’obbligatorietà di lavorare ogni giorno fino a tre ore in più (fino a un massimo di 11 di giorno e di 9 di notte) in caso di ritardo treno. Con l’obiettivo di ridurre questi carichi di lavoro il CMC (Coordinamento Macchinisti Cargo) e i sindacati SGB e CUB hanno proclamato già sette scioperi.
Vogliamo quindi ringraziarvi per la vostra attenzione a tematiche di fondamentale importanza come quella delle condizioni di lavoro.

Cordiali saluti
La Redazione di Ancora In Marcia

Lascia un commento

Sfoglia articoli:

POTREBBE INTERESSARTI: