Questionario sul sonno, i risultati

Questionario sul sonno, i risultati

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Nonostante il tempo relativamente breve in cui è stata possibile la sua compilazione (meno di un mese) il questionario sul sonno rivolto al personale dei treni ha visto una grandissima partecipazione. Hanno infatti inviato le proprie risposte 1672 persone, delle quali il 65,1% macchinisti e il 34% capitreno. C’è stata anche la partecipazione di alcuni TPT cargo viaggianti i quali, pur essendo numericamente meno numerosi rispetto a PDM e PDB, hanno dato il proprio contributo al nostro studio.

Dal punto di vista anagrafico la fascia di età più rappresentata è quella compresa tra i 30 e i 40 anni (35,7%), seguita dal gruppo dei minori di 30 anni (27,7%). La maggioranza delle risposte giunge comunque dai colleghi di più recente assunzione, con il 55,3% degli assunti da meno di 10 anni.

Per quanto riguarda la società di appartenenza, la maggioranza delle compilazioni (71,4%) proviene da dipendenti Trenitalia; seguono i lavoratori di Mercitalia (12,6%), Trenitalia Tper (7,9%), Trenord (5,8%) i colleghi di altre imprese di trasporto merci (1,6%) e NTV (0,4%).

La distribuzione geografica è invece molto variegata, a conferma del fatto che l’attenzione per le problematiche della salute è diffusa in maniera omogenea. Il maggior numero di risposte proviene dal Veneto (13,6%), seguito da Emilia Romagna (12%), Lazio (10,7%), Lombardia (9,6%), Piemonte (7,3%), Marche (6,4%), Campania (6,4%), Toscana (6,1%), Liguria (5,8%), Sicilia (5,5%) e Calabria (4,5%).


Ore di sonno necessarie

Alla domanda di quante ore di sonno notturno si ha bisogno per stare bene durante la giornata, la stragrande maggioranza (65,4%) ha risposto 7/8 ore. Il valore immediatamente superiore (più di 8 ore) è stato indicato dal 14,5% dei partecipanti, mentre quello immediatamente inferiore (tra 6 e 7 ore), dal 18,6%. Solamente l’1,5% ha indicato come sufficienti meno di 6 ore.
Questi dati dovrebbero far riflettere in particolare riguardo ai servizi con riposo fuori residenza, nei quali vengono concesse 7 ore di riposo (in certi casi anche 6 ore), le quali però non sono di “sonno netto”, bensì comprendono tutte le azioni comprese tra il momento di fine del servizio di andata e il momento di inizio del servizio di ritorno: recarsi in hotel/tornare nell’hotel, check in, doccia ecc. Nella maggior parte dei turni nel riposo è compreso inoltre anche il tempo della cena. Da ciò deriva che il tempo reale di sonno si riduce anche di molto al di sotto delle 7 ore, quindi normalmente la quasi totalità dei lavoratori interessati affronta il servizio di ritorno in condizioni fisiche non ottimali.


Orari preferiti per il sonno

A conferma del fatto che i lavoratori non sono degli “automi”, che possono abituarsi a dormire (o non dormire) a comando, alla domanda su come si preferirebbe gestire il proprio sonno, potendo scegliere, la stragrande maggioranza (61,9%) ha risposto che preferirebbe dormire agli orari “convenzionali”.


La qualità del sonno

La valutazione sulla qualità del proprio sonno è a dire poco allarmante: quasi nessuno (0,5%) l’ha definita molto soddisfacente scegliendo come risposta il 5, in una scala da 1 a 5 che indicava 1 come per nulla soddisfacente e 5 come molto soddisfacente. Anche l’opzione 4 ha avuto poche scelte (solamente il 7,4%). Al contrario la risposta 2, indice di rilevante insoddisfazione, ha ottenuto ben il 40,1% di risposte, mentre il 16,2% dei colleghi ha selezionato la 1, indicando la qualità del proprio sonno come per nulla soddisfacente. Sommando le due risposte “negative” 1 e 2 si deduce che più della metà dei lavoratori (56,3%) ritiene la qualità del proprio sonno insoddisfacente.


Quanto spesso si riesce a dormire le ore necessarie

Nella stessa direzione vanno le risposte alla domanda riferita a quanto spesso capita di riuscire a dormire il numero di ore di cui si sente di avere bisogno.
Quasi nessuno (0,5%) ha indicato “sempre” (5, nella scala da 1 a 5) e ben pochi (4,2%) hanno indicato la risposta 4.
La maggioranza (53%) si colloca sulla risposta 2, indice di poche volte che si riesce a dormire il numero di ore necessarie, mentre addirittura l’11,4% afferma che di dormire il numero di ore necessarie non gli capita mai. Ciò significa che addirittura il 64,4% del personale molto spesso (alcuni sempre) affronta il servizio senza aver potuto riposare nella maniera adeguata.

La situazione esplode però nella sua drammaticità nel caso dei servizi con riposo fuori residenza, nei quali addirittura il 67,3% dichiara di non riuscire mai a dormire il numero di ore necessarie, cui si somma un 26,7% di “quasi mai”. Si osserva quindi che il 94% non dorme mai o quasi mai le ore necessarie, svolgendo quindi il servizio di ritorno in condizioni precarie.


Il “pisolino” funziona?

La tecnica dei “pisolini”, spesso consigliata per i lavoratori turnisti in generale per ridurre le conseguenze della perdita di sonno notturno, nel caso del personale dei treni pare non funzionare adeguatamente. Nonostante quasi tutti ne sentano il bisogno (tranne un 1,8%), solo il 17,2% li fa e ne tare beneficio, mentre il 37,7% li fa ma non gli sono sufficienti per recuperare e il 43,3% ne sentirebbe la necessità ma non ha la possibilità di usufruirne. Evidentemente l’eccessiva irregolarità dei nostri turni rende difficoltoso anche questo tipo di recupero parziale.


Come inizia la giornata?

Solo l’1,6% quando si alza al mattino per affrontare una giornata lavorativa non parte già stanco. Si sente invece stanco il 21,7% (risposta 5 della scala) mentre il 40,8% ha dato risposta 4. Ben più della metà quindi (62,5%) ha dato una delle due risposte indici di maggior frequenza di stanchezza.


Durante il turno di lavoro

Nelle giornate lavorative, durante il giorno di solito quanto spesso ci si sente stanchi e assonnati?
Il 10,8% si sente sempre stanco e assonnato (risposta 5), ma tantissimi hanno risposto 4 (37%) e 3 (37,9%). Sono invece una netta minoranza quelli che si sentono stanchi e assonnati mai (1,6%) o quasi mai (12,7%).


Farmaci per dormire

Circa un terzo degli intervistati (32,7%) ha dichiarato di aver assunto farmaci o integratori per migliorare la qualità del sonno. Questi lavoratori non solo quindi hanno avuto problemi con il sonno, ma hanno sentito la necessità oppure è stato prescritto loro di ricorrere a prodotti per migliorare la propria condizione.


patologie del sonno

Il 9,1% ha sofferto o soffre di patologie del sonno.
In questi lavoratori, quasi un decimo del totale, la problematica del sonno si è quindi aggravata al punto di trasformarsi in una patologia. La patologia più frequente risulta essere l’insonnia, che ha riguardato l’82,1% di questi lavoratori.


Patologie neuropsichiatriche

La percentuale di chi ha sofferto o soffre di patologie neuropsichiatriche come cefalea, epilessia, sindrome ansioso-depressiva è invece più alta, arrivando all’11%.
Le patologie più diffuse risultano essere cefalea (65,6%) e sindrome ansio- depressiva (43,9%).


Caffè per stare svegli

Il quantitativo di caffè o bevande energetiche consumate quotidianamente sembra invece essere tutto sommato nella norma: il 9,2% non ne beve, la stragrande maggioranza (68,1%) ne consuma da 1 a 3 al giorno, mentre il 18,5% da 4 a 5 e più di 5 solamente il 4,2%.

Le risposte sulla frequenza di consumo di caffè, mangiare o fumare per tenersi svegli, durante un turno di lavoro notturno, sono abbastanza equamente distribuite. Si va dal 21,1% del “non mi capita mai” al 25,2% di “ad ogni servizio notturno” e le percentuali sono abbastanza uniformi su quest’ordine di grandezza anche nelle altre risposte.

La situazione cambia con i servizi con alzata presto, nei quali il “non mi capita mai” si riduce all’8,4% mentre le percentuali salgono fino ad arrivare al 38,7% di chi fa consumo di caffè, mangia o fuma per tenersi sveglio in ogni servizio con alzata presto. Emergerebbe quindi una maggiore difficoltà a restare svegli quando ci si è alzati molto presto, rispetto a quando ci si trova ad affrontare un servizio interamente notturno.


INIDONEITÀ

È dell’1,8% la percentuale di chi è stato fatto inidoneo alla mansione, anche temporaneamente, per patologie collegate al sonno.

La percentuale di chi è stato fatto inidoneo alla mansione per patologie diverse è invece molto superiore: 11,3%.


Colpi di sonno

Addirittura il 61,6% ha dichiarato di aver avuto dei colpi di sonno.
In alcuni casi questi episodi si sono verificati durante il lavoro: al 5,2% capita addirittura spesso (risposta 5), ma il 47,8% ha dato risposta 3 o 4.

Sempre dal punto di vista dei colpi di sonno, le situazioni più ad alto rischio, con maggior frequenza di episodi, risultano essere i servizi con inizio tra le 3.00 e le 5.00 (64,5%), i ritorni dai riposi fuori residenza (51%), gli inizi tra le 5 e le 7 (46,7%) e le notti piene (35,8%).
La somma delle percentuali delle risposte risulta in questo caso maggiore del 100% perché a queste domande era possibile dare risposte multiple. Questo significa che, ad esempio, coloro che compongono il 64,5% di chi ha risposto di aver avuto colpi di sonno nei sevizi tra le 3.00 e le 5.00 possono aver registrato episodi anche con altre tipologie di turno.

L’11,7% ha avuto incidenti stradali o infortuni dovuti probabilmente a sonnolenza. Questa percentuale risulta decisamente preoccupante, riferendosi a un gran numero di infortuni e incidenti. Teniamo conto del fatto che nella nostra ricerca sono emersi 121 casi su 1672 intervistati, ma sul totale dei lavoratori dei treni?


RIPOSO E TURNI DI LAVORO

Il risposo dopo un servizio notturno appare decisamente inadeguato, in quanto dalle risposte emerge che solo il 5,6% riesce a dormire più di 8 ore e solo il 13,6% riesce a dormire da 7 a 8 ore, mentre tutti gli altri riescono a dormire meno ore; addirittura il 32,1% meno di 4 ore.

Le difficoltà che emergono dalle alzate presto devono tener conto anche del fatto che la maggior parte dei lavoratori non abita nei pressi dell’impianto; inoltre nei grandi impianti, dove si inizia in più località anche molto distanti tra di loro, puoi abitare al limite vicino ad una di tali stazioni…
Risulta infatti che solamente l’8,2% si può svegliare fino a 30 minuti prima dell’inizio dell’orario di lavoro, mentre per tutti gli altri all’orario di presentazione occorre sottrarre, per mettere la sveglia, un tempo maggiore.


Ispettorato sanitario1

Ma della difficoltà a recuperare dal punto di vista psicofisico ne abbiamo parlato con il Medico?
Il 19,9% non ha mai ritenuto necessario parlarne, forse perché non sente di avere problemi col sonno o per timori o altro.
Ben il 44,2% invece ammette che si siano problemi di mancato recupero, ma nonostante questo non ne ha mai parlato.
Il 26,2% ha invece sollevato il problema mentre il 9,7%, forse più sensibile o più toccato dalle criticità in oggetto, lo ripropone in occasione di ogni visita sanitaria.

(1) Per “Ispettorato sanitario” nel gergo ferroviario quotidiano si intende il “Servizio sanitario FS”, organismo divenuto oggi una direzione di RFI Spa. Ad esso, in un ambito di medicina legale, sono rimaste le competenze per gli accertamenti tecnico sanitari del personale ferroviario previste dalla legge 833/78, ovvero la certificazione del possesso e il mantenimento dei requisiti psicofisici necessari al rilascio delle idoneità alla mansione specifica secondo i criteri contenuti nel D.Lgs. 247-10, per i macchinisti e nella Disp. RFI 55-03 per tutte le altre qualifiche. RFI Spa, opera anche come soggetto economico sul mercato, offrendo servizi sanitari a privati ed imprese. Tra questi vi è la fornitura dei propri medici dipendenti alle imprese ferroviarie del gruppo Fs ed altre, le quai li nominano come medici competenti per svolgere il servizio di sorveglianza sanitaria. Tanto che, molto frequentemente, lo stesso medico svolge sui medesimi lavoratori sia la funzione di medico legale FS  che quella di medico competente.

Segnalazioni ad azienda e sindacati
Azienda e sindacati firmatari hanno ricevuto segnalazioni da parte del personale dei treni riguardo a difficoltà di recupero causata dai turni di lavoro?
Il 14% non ha mai ritenuto necessario sollevare la questione.
Una buona fetta però, 38,6%, nonostante ammetta che ci siano problemi, non ha ritenuto necessario parlarne.
Il 24,4% ne ha parlato con rappresentanze sindacati, il 4,6% con rappresentanti aziendali.
Il 18,4% degli intervistati ha invece segnalato la problematica sia a responsabili datoriali che a sindacalisti.


Conclusioni

Riteniamo innanzitutto soddisfacente il risultato raggiunto in termini di compilazioni in quanto 1672 tra macchinisti, capitreno e TPT rappresentano un campione valido e rappresentativo, su una popolazione di circa 20000 lavoratori: infatti il margine d’errore statistico è molto basso, di poco superiore al 2%, e con un livello di confidenza del 95%.
Dal punto di vista delle risposte, i dati raccolti confermano quanto si supponeva e ci era già stato segnalato da moltissimi colleghi: tra il personale dei treni la problematica del sonno è drammaticamente attuale.

Il fatto che la maggioranza dei lavoratori interessati dichiari di non riuscire a dormire il numero di ore di sonno necessarie e che la qualità del sonno sia comunque valutata come non soddisfacente è molto grave per due aspetti.

Il primo: questo significa che il personale sta subendo dei continui danni alla propria salute, dei quali magari non sempre riesce a rendersi conto nel breve termine ma che comunque stanno via via compromettendo il suo benessere. In diversi casi invece il danno è già percepito, come dimostrano le risposte alle domande relative alle patologie e all’inidoneità.

Il secondo aspetto: queste risposte non si riferiscono a casi sporadici ma ad una condizione “normale”, il che significa che la maggior parte del personale si reca al lavoro già in condizioni psicofisiche inadeguate, sulle quali graveranno poi lo stress, la fatica e le difficoltà del turno di lavoro, con rischio di farsi male e commettere errori.

Colpiscono le risposte riguardo le comunicazioni con i medici del Servizio sanitario FS, sia quelli che svolgono la funzione di medico competente per la ‘sorveglianza sanitaria’ che con quelli addetti alle visite di ‘medicina legale Fs’ per le idoneità alle specifiche mansioni di sicurezza ferroviaria, nonché con l’azienda e i sindacati.
Mentre sono in pochi a ritenere che non ci siano questioni da segnalare, sono invece parecchi coloro che ammettono l’esistenza di un problema, ma non ne hanno mai parlato con questi soggetti. Le ragioni possono essere molteplici, dalla ormai generalizzata sfiducia nei sindacati firmatari al timore di possibili conseguenze nell’aprirsi al medico competente… Tuttavia riteniamo che non sia un comportamento che a lungo termine paga, soprattutto in termini di categoria. Se un problema sussiste ma ce lo teniamo per noi oppure ci sfoghiamo solo tra colleghi o al massimo alla macchinetta del caffè, probabilmente rimarrà una questione nostra e nessuno si prenderà la briga di affrontarla.
È quindi assolutamente necessario che le difficoltà che incontriamo nello svolgere il nostro lavoro nel migliore dei modi siano comunicate, anche formalmente, a chi è responsabile della nostra gestione: gli ispettorati dal punto di vista della salute, gli impianti dal punto di vista organizzativo. E anche le organizzazioni sindacali è opportuno che vengano coinvolte, affinché vengano adeguatamente responsabilizzate riguardo alle problematiche vissute dal personale.

È proprio con l’intento di informare che la nostra rivista si farà carico di inviare i risultati del questionario alle imprese ferroviarie, alle Organizzazioni Sindacali e alle strutture interessate, agli operatori della prevenzione, per una massima diffusione e conoscenza delle problematiche che sono state riscontrate.

Fonte bibliografica tecnico-scientifica per la stesura del questionario:

USL di Parma, “Lavoro a turni e salute”, Quaderni di Medicina del Lavoro, 2014

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