Venerdì 29 novembre è previsto uno sciopero generale; è stato escluso il trasporto ferroviario per la vicinanza con lo sciopero del 23 e 24 novembre.
Anche stavolta non è mancato l’intervento della Commissione di Garanzia, la quale non si limita più a sollevare vere o presunte irregolarità delle proclamazioni, ma da un po’ di tempo tira in ballo anche i possibili effetti che si potrebbero verificare se lo sciopero avesse una buona partecipazione. Nella fattispecie, stavolta ha osservato che c’è “il fondato rischio di una cospicua adesione anche da parte di lavoratori non iscritti alle Organizzazioni Sindacali proclamanti… con conseguente aumento dell’imprevidibilità degli effetti, che si scarica in particolare sui cittadini utenti dei servizi.” Cioè lo sciopero non va bene perché poi la gente sciopera. Peggio del paradosso di Zenone…
Viene quindi indicato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “il fondato pericolo di pregiudizio grave ed imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati.” Si chiede pertanto al ministro di ridurre la durata dello sciopero a quattro ore.
Ovviamente il ministro Salvini non aspettava altro ed ha firmato la precettazione che riduce lo sciopero a quattro ore “Per evitare agli italiani l’ennesimo venerdì di caos” e in quanto “Esiste il diritto allo sciopero per i sindacalisti, esiste anche il diritto alla mobilità, alla salute ed al lavoro di tutti gli altri italiani”. Peccato che, tra le motivazioni alla base dell’agitazione, ci sia proprio il diritto al lavoro e magari ad una giusta retribuzione: si chiede infatti che vengano rinnovati i contratti con aumenti seri, che vengano contrastati la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione galoppante, la precarietà e il lavoro nero.
Insomma, tutte cose di cui dovrebbe occuparsi il governo, che preferisce invece negare diritti costituzionalmente riconosciuti ad alcuni, quelli che scioperano, col pretesto di salvaguardare i diritti di altri, quelli che viaggiano. Solo quel giorno, gli altri giorni se c’è caos chi se ne frega.
Che il diritto di sciopero sia alle corde lo avevano già capito i sindacati di base, già in più occasioni vittime di precettazioni e soprusi vari, ora se ne accorgono anche CGIL e UIL.
Che sia il caso di fare qualcosa, tutti quanti, prima che la Costituzione della Repubblica Italiana diventi carta straccia?